sabato 22 novembre 2008

25 Lettera a Paolo Rossi

Gentile Paolo Rossi,
grazie per questo piccolo (ragionevole, direi) libro che si intitola Speranze (1). Credo che ne regalerò diverse copie ad amici, per Natale. Se c’è qualche motivo per nutrire ragionevoli speranze, lei dice, può essere rintracciata, ad esempio, nella spettacolare diffusione della democrazia e dei diritti umani negli ultimi trent’anni. Sono d’accordo. Ma la domanda chiave sta a pag 133 del suo libro: “l’abbandono dell’illusione è davvero sopportabile da tutti?”
Può il ragionevole Veltroni riuscire a muovere un popolo intero?
Ho visto da vicino il declino del partito che fu il PCI, poi PDS, poi DS. Quello che era un partito pieno di ideali, cementato dalla grande narrazione di un futuro migliore, è oggi un agglomerato di businessman che si fanno guerre tra bande. Sappiamo che quella narrazione era una grande menzogna, ma attraeva e mobilitava uomini e donne pieni di valori umani. Le piccole e razionali narrazioni di cui lei parla non sembrano essere sufficienti né per coalizzare gli ideali, né per portare un partito a vincere le elezioni.
Un’etica di ragionevoli speranze non può limitarsi a ripiegare nel privato. Essa mi convince nella misura in cui riesce a mobilitare gli esseri umani verso la politica e le politiche. In democrazia, per governare i processi del cambiamento occorre “avere i numeri”, tendenzialmente la maggioranza.
Cari saluti
Mario Gattiglia

(1) Paolo rossi, Speranze, Il Mulino, 2008

Nessun commento:

Posta un commento