sabato 29 novembre 2008

26 Prigioniero di Facebook

Sulla Domenica del Sole 14 Ore del 9 novembre è uscito un bell’articolo di Andrea Bajani intitolato “Prigionieri di Facebook”. Dice qualcosa di collegato a quello che dicevo io nel post n. 15 (“Nuovi salotti”). Racconta con ironia del senso di irrealtà che nasce da questa grande e un po’ stupida comunità dove tutte queste nostre facce sono presenti e incombenti come in un ossario. E specialmente condivide, con me e con molti altri, l’esperienza di avere un sacco di conoscenti che ti dicono: “Ci sei, su Facebook?”
Ma poi, quando ci sono, che ci faccio? Non è meglio uscire all’aria aperta, farsi un giro in bici?

sabato 22 novembre 2008

25 Lettera a Paolo Rossi

Gentile Paolo Rossi,
grazie per questo piccolo (ragionevole, direi) libro che si intitola Speranze (1). Credo che ne regalerò diverse copie ad amici, per Natale. Se c’è qualche motivo per nutrire ragionevoli speranze, lei dice, può essere rintracciata, ad esempio, nella spettacolare diffusione della democrazia e dei diritti umani negli ultimi trent’anni. Sono d’accordo. Ma la domanda chiave sta a pag 133 del suo libro: “l’abbandono dell’illusione è davvero sopportabile da tutti?”
Può il ragionevole Veltroni riuscire a muovere un popolo intero?
Ho visto da vicino il declino del partito che fu il PCI, poi PDS, poi DS. Quello che era un partito pieno di ideali, cementato dalla grande narrazione di un futuro migliore, è oggi un agglomerato di businessman che si fanno guerre tra bande. Sappiamo che quella narrazione era una grande menzogna, ma attraeva e mobilitava uomini e donne pieni di valori umani. Le piccole e razionali narrazioni di cui lei parla non sembrano essere sufficienti né per coalizzare gli ideali, né per portare un partito a vincere le elezioni.
Un’etica di ragionevoli speranze non può limitarsi a ripiegare nel privato. Essa mi convince nella misura in cui riesce a mobilitare gli esseri umani verso la politica e le politiche. In democrazia, per governare i processi del cambiamento occorre “avere i numeri”, tendenzialmente la maggioranza.
Cari saluti
Mario Gattiglia

(1) Paolo rossi, Speranze, Il Mulino, 2008

venerdì 14 novembre 2008

24 Web come economia del dono

In un campo a cavallo tra etica ed economia, il web sta dando sostanza a un filone di riflessioni che fanno capo prevalentemente alla rivista MAUSS e che da anni propongono il “terzo paradigma” (Caillè) del “dono” (Godbout) come terza via tra individualismo e collettivismo, tra liberismo e socialismo. Ma dove stavano gli esempi di questo antiutilitarismo fino a pochi anni fa? Solo nelle famiglie, nelle relazioni amicali e nelle minoritarie esperienze di mutua solidarietà e di volontariato. Oggi il web sta letteralmente esplodendo di software open-suorce, forum, blog, sistemi wiki in cui, senza troppo sforzo, si possono vedere esempi molto ampi del paradigma del dono.

mercoledì 12 novembre 2008

23 Reti e democrazia

La forza delle reti di comunicazione può avere molte conseguenze. Una riguarda la democrazia e i diritti umani. Due dati:
1. su un totale di circa 150 paesi nel mondo, nel 1974 c’era 41 democrazie. Oggi si può dire che circa 125 paesi hanno vissuto in democrazia nella maggior parte degli ultimi 30 anni. Di essi, solo 14 hanno vissuto un regresso dittatoriale. Mai questi quattordici, 9 sono di nuovo tornati alla democrazia (fonte: Paolo Rossi, Speranze, Il Mulino - http://www.mulino.it/edizioni/volumi/scheda_volume.php?vista=scheda&ISBNART=12700).
2. in molti paesi africani si sta affermando la consapevolezza che la mutilazione genitale femminile è un crimine, anche se fa parte della tradizione locale. Nel 2007 in Eritrea la m.g.f. è stata dichiarata reato. Dopo aver ricordato dati come questi, in un famoso articolo il sociologo inglese Anthony Giddens scrive che, volendo individuare il motivo di questa enorme crescita democratica e culturale del mondo negli ultimi anni, gli viene in mente un simbolo: “quello dell’antenna parabolica per la TV satellitare” (http://www.archiviostampa.it/it/articoli/art.aspx?id=5515).

martedì 11 novembre 2008

22 Semplicità e complessità

L’articolo di Nicholas Carr che ho citato nel post numero 11 ha scatenato in questi mesi un dibattito ricco di ramificazioni. Una di queste riguarda la complessità.
Mentre la complessità è diventata uno dei pezzi fondamentali del DNA della scienza contemporanea, sembra stare scomparendo nella consapevolezza del vivere quotidiano.
Leggere un libro ci costringe alla fatica, alla concentrazione, alla pazienza. Richiede tempo.
La lettura prevalente di oggi è superficiale, veloce, interrotta continuamente, spesso deviata e deviante, spesso ignara dei contesti e delle ramificazioni che abbiamo percorso.
Ma la complessità è una caratteristica dell’oggetto osservato o del soggetto osservante?
Perché se siamo nel secondo caso, ha ragione chi, come Carr, tira il segnale d’allarme: il nostro cervello, come il nostro linguaggio, si sta pericolosamente semplificando. Ciò non ci rende più capaci, ma più semplicistici, più superficiali. “Una volta –dice Carr- facevo il sub in un mare di parole. Adesso surfo la superficie.”
Ma se siamo nel primo dei due casi (la complessità è una caratteristica dell’oggetto osservato), potrebbe darsi che il nostro nuovo modo di muoverci tra i link sia un buon nuovo modo di rispondere alla sfida della complessità.

lunedì 10 novembre 2008

21 Black-post

Una delle risposte più rozze e scorrette, ma diffuse, che le aziende danno alla sfida di cui dicevo al post precedente è quello che chiamerei il “black-post”: dipendenti dell’azienda vengono pagati per passare una parte del proprio tempo tra i blog, i forum e i social network che parlano dell’azienda stessa per lasciare commenti “travestiti”. Spacciandosi per consumatori di quel prodotto ne decantano i pregi. Siccome il tasso di fiducia dei consumatori per quello che trovano scritto sui blog è molto superiore oramai al tasso di fiducia verso la pubblicità, il sistema, decisamente scorretto, potrebbe funzionare. Naturalmente i moderatori dei blog e dei forum hanno qualche contromisura, prima fra tutte l’esperienza e il “fiuto”.

domenica 9 novembre 2008

20 Il marketing verso i social network

Oracle è una delle più importanti case produttrici di software per le aziende. Il suo proprietario, Larry Allison è uno dei più antipatici tra i grandi imprenditori. Ma quello che sta facendo Oracle è sintomatico della diffusione dell’importanza delle reti del tipo 2.0.
Oracle sta proponendo tutta una serie di prodotti software che aiutano l’impresa a sfruttare i social network.
Questo perché oramai gli esperti di marketing hanno capito che i clienti della generazione web sono sempre più refrattari alla pubblicità classica. Quando una di queste persone vuole decidere un acquisto, raramente si collega al sito dell’azienda, preferisce andare a cercare commenti e consigli di altri consumatori nei social network, nei forum, nei blog, nei siti di comparazione.
L’inserto “Nova” del Sole 24 Ore di giovedì 30 ottobre 2008 riporta una ricerca di Oracle secondo cui solo il 20% dei clienti si fida degli strumenti classici di comunicazione (pubblicità, promozione, ecc.). Al contrario, il 70% degli utenti dei social network si fida dei consigli dei propri simili.

venerdì 7 novembre 2008

19 Il lato oscuro

Forse quello che ho scritto ieri sulla coerenza del “prodotto” Obama con il web 2.0 ha un lato oscuro. Molti giornali in questi giorni hanno segnalato che Obama sembra un perfetto avatar. La sua figura è stata spesso usata come disegno e non come fotografia. La sua biografia è talmente non convenzionale da sembrare inventata. Nei siti Obama è un nickname con cui ciattare. Obama non sembra uno del mondo di carne e polvere. Sembra web-generated.
È stata questa la sua forza sul web? La forza di assomigliare alle finte e multiple personalità di Second Life? Agli avatar con biografie false?

giovedì 6 novembre 2008

18 Obama eletto da You tube

A conferma di quanto ho scritto ieri, leggo oggi che in un’intervista a Repubblica Nicholas Negroponte dice che “il presidente Kennedy fu eletto grazie alla televisione. Se è così, allora Obama è stato eletto grazie a You Tube”.
Repubblica però ricorda che, paradossalmente, il primo a comprendere le potenzialità del web 2.0 e a provare a usarle per la campagna presidenziale era stato proprio Mc Cain nel 2000.
Ma allora, dove sta la differenza? Evidentemente i media non bastano. Occorre anche che il “prodotto” da vendere sua coerente. Obama è molto più coerente con le reti di Mc Cain. Non solo perché è giovane. Tutta la sua immagine, la sua biografia, i suoi slogan sono coerenti con il web 2.0

mercoledì 5 novembre 2008

17 Obama

Obama è il nuovo Presidente del mondo. Oggi i commenti si rincorrono e si sprecano. Rispetto al tema di questo blog, va ricordato che sicuramente è stato bravissimo nell’uso dei media classici della comunicazione: ha dominato l’avversario dei confronti TV, ha riempito piazze e stadi con folle enormi. Ma più di tutti e più che mai ha usato efficacemente le nuove reti sociali sul web. Ha caricato su You Tube più di 1.300 video, ottenendo 15 milioni di contatti (per non parlare di quelli generati dall’indotto dei blog e dei forum). Ha costituito una web TV collegata al suo sito e a You Tube. Sta usando Facebook come un normale utente, caricando foto di famiglia e descrivendo le proprie passioni personali, ma –al contrario di un normale utente- ha più di due milioni di amici.

domenica 2 novembre 2008

16 Linguaggio blog

È interessante riflettere sui linguaggi dei blog. Il blog nasce come diario. E gli uomini hanno sempre tenuto dei diari. Ma oggi questi diari in rete sono fortemente interattivi e subdolamente narcisistici. I blog dei giornalisti stanno modificando il giornalismo. I blog della gente comune sono spesso un modo patetico di mettersi in mostra. I blog dei professionisti sono spesso advertising fatto in casa.
Tutti hanno in comune la rarefazione del pensiero, la ricerca della sintesi, l’impoverimento del lessico.
L’esigenza di postare spesso e con un certo ritmo costringe a scrivere per forza qualcosa. Così si impoverisce anche la qualità dei contenuti. La lenta revisione del testo, il tornarci spesso su per migliorare, tagliare o aggiungere non fa parte della dinamica del blog.
Ma la velocità, se ha molti difetti, ha il pregio della spontaneità, l’onestà dell’azzardo.
E poi occorre decidere di quale velocità si parla. La maggior parte dei blog nasce dalla notizia di cronaca o dall’esperienza quotidiana personale. Ma nulla vieta, come sto cercando di fare io, di scrivere un diario che provi a inanellare riflessioni filosofiche.
Alla fine, come si fa in ogni diario di viaggio, guardo a ritroso al strada percorsa, ed emerge tutto il “moto retrogrado del vero” di cui parlava Bergson, quella sorta di ironia tragica della storia di cui parlano Bocchi e Ceruti nel bellissimo “Origini di storie” (Feltrinelli).

sabato 1 novembre 2008

15 NUOVI SALOTTI

Dopo la sua apertura in lingua italiana, Facebook sta esplodendo qui da noi. I nuovi account crescono a ritmi vertiginosi. I giovani hanno grande familiarità con queste reti di relazione su internet. Ma da un po’ di tempo stanno arrivando anche gli adulti. Ad esempio, LinkedIn sta ottenendo, con un target adulto e professionale, lo stesso successo di MySpace per i giovani.
Mi trovo in certe riunioni e sembra che, se non “sei su Facebook” o su LinkedIn, sei un tagliato fuori. Sembra che queste reti stiano diventando un importante veicolo di promozione professionale.
Qualche domanda:
1) quanto tempo ci si deve dedicare?
2) guarda caso, i più attivi sono i lavoratori dipendenti delle grandi organizzazioni,molte dei settori meno efficienti, come quello pubblico, bancario, assicurativo, universitario
3) non sono forse “nuovi salotti”? e quanto ci va di “stare a salotto”?
Io ho finora attraversato la vita professionale cercando di farmi apprezzare per l’essere, non per l’esserci.