venerdì 9 gennaio 2009

31 La gente ha voglia di vedersi!

Con l’avvento di Internet si è prevista e temuta la decadenza dei rapporti interpersonali faccia a faccia. In effetti fenomeni come Second Life o Facebook sembrano agire proprio inquesta direzione: danno l’impressione di essere in contatto, anche se in realtà si è tragicamente soli.
Ma ci sono anche segnali opposti.
K.T.Greenfeld, autore di best sellers sull’argomento (ad es. Boy Alone, non ancora edito in Italia) dice che l’effetto è stato invece la rivalutazione dei rapporti faccia a faccia, e cita a supporto di questa affermazione il fatto che praticamente nessuno fa il telelavoro e le grandi città, anziché spopolarsi, stanno aumentando il numero di cittadini.
La gente ha voglia di vedersi!

3 commenti:

  1. Che la gente abbia voglia di vedersi non c’è dubbio.
    Però le città stanno esplodendo perché attirano disperati e diseredati. Il modello di Megalopoli non è un modello di reti di K umano!
    Carlin

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  2. Anche il fatto che il telelavoro non decolli può dipendere da altri fattori, ad esempio dalla reticenza dei capi a delegare autonomia così ampiamente ai dipendenti. Se uno sta a casa si controlla di meno. O meglio, si controlla in modo diverso, il concetto stesso di controllo cambia. Si controlla solo se si sanno affidare obiettivi e valutare risultati. La maggior parte dei capi controlla invece presenza. Bruno

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  3. Sicuramente c'è bisogno di più dialogo, in tutti i sensi. Dialogo umano, culturale e politico.
    Tuttavia, non è detto che la megalopoli sia la risposta a questo bisogno.
    La metropoli sovraffollata e caotica non lascia tempo libero: consuma tempo con gli orari e trasporti.
    Le reti informatche offrono una grande occasione per permettere di operare insieme senza perdere tempo e senza inquinare, magari restando in luoghi isolati ed incontaminati.
    Certo, anche così resta il bisogno della vicinanza fisica: però, non è detto che questa debba essere quella del metrò o dell' open space.
    Per fruire appieno delle potenzialità della rete occorrerebbe un profondo cambiamento culturale, un' "ecologia della mente" che permettesse di mettere in evidenza ciò che è essenziale.

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