mercoledì 14 gennaio 2009

32 Reti corrotte

Su repubblica di qualche settimana fa è uscito un bell’intervento di Saviano (quello di “Gomorra”) sulla degenerazione della società italiana, dove alla corruzione “grande” (quella delle tangenti e degli appalti truccati) si affianca una più diffusa, quotidiana, piccola corruzione: quella delle raccomandazioni, dello scambio di piaceri, dei favori agli amici.
La denuncia tira in ballo, mi pare, l’interpretazione da dare a ciò di cui si occupa questo Blog: le reti del capitale umano.
La tesi di questo Blog è sostanzialmente: non esiste identità se non dentro una rete di relazioni; non esiste efficacia del proprio stare al mondo senza reti di relazioni; la rete di relazioni è un capitale che l’individuo deve curare, innaffiare, fare crescere.
Dove sta, in fondo,la differenza tra questo modello e quello che Saviano critica?
Anche Golemann, nel suo fortunatissimo “Intelligenza emotiva” sostiene che la capacità di avere successo nella vita dipenda, più che dall’intelligenza logica, da una forma di intelligenza che ha a che fare con la capacità di costruire e mantenere relazioni sociali.
Allora? Io credo che la differenza di fondo sia etica. Credo che ciò che fa la differenza è il modo in cui si interpretano e (se mi passate il termine) si “utilizzano” le relazioni. È il brodo di coltura etica in cui queste reti nascono e crescono, Questo “brodo” deve essere una società non corrotta, trasparente, che premia la meritocrazia e permette pari opportunità di accesso.

2 commenti:

  1. Gattiglia è giustamente concentrato sul problema dell' etica, che è uno dei grandi interrogativi del nostro tempo.Critica, e giustamente, le "etiche fondate", in quanto, in ultima analisi, costruzioni mistificanti, che non sono in grado di ottenere consenso, perchè costruite "a tavolino" su una visione ideologica.
    Tuttavia, i critici delle "etiche fondate" non riescono a proporre un' alternativa.Gattiglia, da filosofo e psicologo qual'è, fa intelligentemente balenare una via di uscita: l' "identità". Ed è proprio la strada che anche noi stiamo cercando di percorrere. L' etica "autentica" non è la conseguenza meccanicistica di un sistema di dogmi prefissato, bensì la espressione sociale dell' identità.

    I cittadini si comportano in modo etico perchè condividono un' identità, e tale identità porta, spontaneamente, ad un "ethos", che è la espressione della loro "pietas" verso il resto del mondo. Questa era la visione tradizionale, che trova la propria espressione più alta nella esaltazione, nell' Antigone, delle "leggi non scritte" (la tragedia più rivisitata -centinaia di volte!-e più "trasversale" della storia della letteratura europea, come ha dimostrato, in particolare, George Steiner).

    In che cosa, poi, consista la "pietas", è un nodo complesso e controverso, che ha a che fare con il mistero, con la "scommessa" sul mondo (e su Dio), con la sublimazione dell' eros e della volontà di potenza.

    Una corretta interiorizzazione di tutto ciò è necessaria per comprendere la "diversità italiana", che è anche "diversità europea"
    E' inutile immaginarsi che la nostra sia una comunità di emigranti sradicati; siamo talmente "radicati", nello spazio e nel tempo, nella storia e nella geografia, nella famiglia e nel clan, nella città e nella setta, che, se ci sforziamo di essere una società di individui atomistici, creiamo un inferno sulla terra, come nell' "A' huis clos" di Sartre -nel nostro caso, il "familismo amorale", la cui apoteosi si trova nel libro di Saviano-. Come ci insegna la psicanalisi (in particolare, quella di Jung), la salvezza sta nell' accettarsi (la "individuazione" di Jung, il "divenire ciò che si è" di Nietzsche).

    Ho visitato la Cadmeia di Tebe, sede della tragica epopea dei Lambdacidi; essa è ancora là, fa i condomini, da 3500 anni. Noi Europei ed Italiani di oggi non siamo meno familisti, "clanici" e tribali di quegli antichi Micenei. Tuttavia, possiamo esserlo in modo etico, se riconosciamo le nostre radici, o in maniera diabolica, se le neghiamo.

    La risposta al tribalismo delinquenziale della mafia non è un astratto moralismo efficientistico, bensì un comunitarismo postmoderno, attento tanto ai "valori spessi" ,ed universali, delle società premoderne, quanto ai "valori sottili" dell' Europa contemporanea.

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  2. Molto interessante la distinzione tra valori spessi e valori sottili!
    Concordo su tutto, non ultima la bellezza e l'importanza dell'Antigone

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