lunedì 12 maggio 2008

7 MIO PAPA'

Mio papà è un ingegnere. Chi più di un ingegnere è devoto alla scienza e alla tecnologia? Ma prima di fare Ingegneria fece il Liceo classico, e la nostra casa è sempre stata piena di libri di arte e letteratura. E specialmente, quando era piccolo, ha imparato a suonare il pianoforte. I ricordi della mia infanzia sono pieni di note, mio papà, ingegnere, appena arrivava a casa si metteva al pianoforte e tirava fuori da quei tasti armonie infinite. La mia infanzia è piena di notturni di Chopin, di sonate di Beethoven, di opere di Bach.
Talvolta mio papà, ingegnere all’Enel, mi portava a vedere la grande tecnologia che progettava. Un giorno mi disse: guarda, ora sei affascinato da questi infiniti tralicci, da queste grandi macchine, da queste tubazioni possenti. Ma ricordati che il macchinario non è nulla: dietro c’è sempre qualcuno che lo ha progettato, qualcuno che lo fa funzionare. Il macchinario è niente, senza gli uomini

1 commento:

  1. A proposito di tuo padre e di tutti i padri: cosa insegniamo di imperituro ai ns figli?
    Il titolo stesso del tuo blog sembra prendere una posizione: ciò che conta, del capitale umano, sono le reti, la capacità di stare in rete. A me pare sbagliato. Immaginando di dire a mia figlia cosa ho capito della vita, le direi (le dirò, se ci sarà il coraggio e l’occasione) che deve concentrarsi per capire chi è. Che deve partorire se stessa. Che deve andare alla ricerca della propria sostanza, valorizzare i propri talenti. E se questo cozza con quello che pensano gli altri, se si scontra con il giudizio degli amici, non importa: conta più l’essenza della rete.
    Retimnon

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